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RICORDANDO GIANPAOLO BERTO

Sconforto nel mondo dell’Arte. È venuto a mancare il Maestro Gianpaolo Berto

Spiritualità ed Arte sono state le tematiche fondamentali della poetica di Gianpaolo Berto, Decano dell’Accademia di Belle Arti di Roma, testimone e rappresentante della Storia dell’Arte del Novecento.

Ha vissuto l’insegnamento e l’affinità di molti Maestri, tra i quali Carlo Levi e Tono Zancanaro, Renato Guttuso e Giorgio De Chirico, traendo dal flusso della vita e della Storia dell’Arte veri e propri segni ritrovati, che riutilizzerà all’interno della propria Opera, rendendone palesemente riconoscibile la matrice.

È un modo operativo di derivazione Dada e Pop ma certamente non estraneo all’Arte di ogni tempo e luogo, basti pensare alla pittura vascolare greca, alle icone bizantine o alle Madonne del Bellini. Infatti il vissuto del Pittore, come grande conquista novecentesca, si riversa nel presente della tela sintetizzando esperienza e memoria nell’attualità dell’intuizione di un’Opera unica ed eclettica. Nell’Arte di Gian Paolo Berto vi è perciò ogni volta un autoritratto, un cosmo, che è frutto di una costante ricerca introspettiva dove spesso compaiono serie iconologiche, come quella della Madre, del Figlio e dell’Errante, in cui la mitologia personale dell’Autore viene a coincidere con gli archetipi storici e universali dell’umanità.

Il motore di … tale furibondo e ostinato amore per la Pittura … come ebbe a dire di lui Guttuso … risiede nel suo appassionato desiderio di definire figurativamente i sentimenti e nella sua religiosa ricerca di verità nella vita e nell’Arte … realtà di cui non si fa distinzione.

Non ci si dovrà stupire quindi se la produzione dell’Artista veda, accanto all’incisione e alla classica Pittura di paesaggio ad olio su tavola o su tela, figurare un’esplosione di acrilici, collages, assemblaggi, appropriazioni, creati con materiali di recupero e vario merchandising, in un puro spirito di ricerca, nel senso di una sintesi dell’intera esperienza figurativa del Novecento.

Ma, nella Pittura di Berto, la libertà del segno plastico, netto, e costruttivo, l’operare sia con i colori primari che con trasparenze cerulee, con formati, tecniche e materiali tradizionali e nuovissimi, con simboli e storie antiche e moderne, consente all’Autore di toccare ogni corda dell’Animo umano e di arrivare così ad ognuno.

Le mistiche Entelechie, le fulgide e maestose Venezie, le più recenti colte in gotici notturni, il diafano lirismo del paesaggio polesano, gli Erranti che navigano verso l’ignoto, metafora della condizione umana, lo sguardo del fanciullo, Alessandro, fisso sulla madre cosmica Jolena Baldini, sono raffigurazioni generate dalla visione interiore dell’Artista che si confrontano con l’ironia neocubofuturista di Redi Made, delle installazioni e degli assemblaggi e degli oggetti ritrovati, anch’essi composti ad Arte con la stessa perizia e conoscenza tramandata dagli antichi.

Fatica improba e soprattutto vana quella di limitare un Artista come Gianpaolo Berto entro i limiti di un’etichetta o di poche e supreme Opere. Il fatto è che per Berto il tempo è caratterizzato da un borġesiano andamento circolare, il che vuol dire che un’Opera non è mai finita, o meglio, non sono mai finite le implicazioni che essa porta con sé.

Non soltanto l’Artista ne fornisce una serie di versioni diverse, quasi volesse saggiare e spezzare la resistenza del soggetto, ma continua, a fasi alterne e a distanza di anni, a tornarci sopra, caricando il primo segno del peso di tutti quelli che sono venuti dopo, e di una favolosa stratificazione cromatica.

La Pittura di Gianpaolo Berto si dimostra infatti sorvegliatissima, colta e ispirata, spazialista, al di là dell’apparente facilità e immediatezza che consegna al fruitore più livelli di lettura: nulla è lasciato al caso in questi microcosmi, dove la classicità incontra il contemporaneo e in cui tutto intrinsecamente tende alla corrispondenza tra numero, forma e armonia.

Francesco Ruggiero Segretario Nazionale Dipartimento Beni Culturali